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Eugenio Bolley

“Ho scelto di donare le mie opere e dar vita alla Fondazione AIEF perchè condivido pienamente l’aiuto che si deve portare ai bambini e alle famiglie in difficoltà, ma bisogna anche pensare ai tanti che tutti i giorni non hanno la possibilità di avere un pezzo di pane. La nostra Fondazione fa qualcosa di concreto anche per loro”
Eugenio Bolley

Il presidente onorario della Fondazione AIEF

Pittore e scultore che ha realizzato oltre 100 mostre nazionali ed internazionali, ha consacrato gran parte della sua opera al prossimo, con l’ambizione di donare un po’ di sollievo e speranza a chi ne ha più bisogno.

Condividendo l’impegno e la visione dell’Associazione AIEF, ha deciso di destinare il suo patrimonio artistico alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.

Per questo la Fondazione è impegnata in attività di tutela, approfondimento e a catalogazione delle opere del Fondatore Maestro Bolley e di qualsiasi bene relativo alla sua attività artistico-creativa. Seguendo il desiderio del Maestro Bolley scegli tre tra le sue opere per fare la tua donazione e sostenere i progetti della Fondazione AIEF.

Biografia

Il Maestro Bolley con l’opera “Elistiro Special”, 2000, argento, bronzo, ferro e ghisa, h 25 cm

Tra le montagne del Piemonte si cela la storia di Eugenio Bolley, interprete rivoluzionario dell’arte italiana da oltre sessant’anni. Un artista che ha dedicato la sua vita e la sua opera al prossimo, con l’ambizione di dare speranza a chi ne ha più bisogno. Bolley ha venduto per beneficenza più di 1.300 opere: dipinti, sculture, disegni e litografie.

Il pittore e scultore Eugenio Bolley nasce a Gap (Francia) il 14 agosto 1935. Sin dalla fine degli Anni Sessanta inizia a concepire e realizzare le sue prime opere, ma è a far data dal 1973 che decide di abbandonare la città di Torino e l’attività professionale nel settore dell’industria meccanica sino ad allora svolta, trasferendosi a Bardonecchia, per dedicarsi all’amore della sua vita: l’arte. Ed è qui che Bolley vive e lavora tuttora, tra le amate montagne e lontano dall’inquinamento soffocante della città, volontariamente privo di apparecchi tecnologici, quali cellulare, televisione o connessione a internet.

Tra i primi soggetti ideati da Bolley, vi sono infatti i Mangianuvole, simbolo dell’inquinamento che affligge le città, rappresentati come forme irregolari che si stagliano su di un cielo azzurro ed incontaminato. È la prima volta che, sia in Italia, sia all’estero, viene affrontato il tema dell’inquinamento atmosferico nella pittura. I primi Mangianuvole vengono esposti nel 1972 nella mostra, a loro intitolata, organizzata presso la Galleria Quaglino Incontri di Torino. Queste opere vengono anche presentate a Roma nella Galleria Ferro di Cavallo ed è sempre nel 1972 che i Mangianuvole lasciano l’Italia per essere esposti presso la Fondazione Bertrand Russell di Londra, in occasione del “Bertrand Russell Centenary, International Art Exhibition and Sale”. Nel 1975 a Aix-en-Provence viene allestita la Mostra “Bolley Paint sur deux versaints”. Nell’estate dello stesso anno il Maestro espone al Museo Pinacoteca San Francesco della Repubblica di San Marino.

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Urogalli, 1984, ferro e legno, h 54 – 73 cm

I temi artistici di Bolley si evolvono alla fine degli Anni Settanta, quando il maestro inizia un’ampia ricerca sul segno. Ed è all’inizio del 1980 che, dall’assemblaggio di vecchi attrezzi in uso presso la civiltà montano-contadina, nascono i famosi Urogalli, il cui nome viene preso in prestito, di comune accordo con l’amico e scrittore Mario Rigoni Stern, dall’opera di quest’ultimo, intitolata “Bosco degli Urogalli”. Tali opere sono il frutto di un’operazione non solo artistica, ma anche archeologica: questi uccelli immaginari sono formati da un collage di parti metalliche assemblate con cura e semplicità; il becco è formato dalla punta di una zappa, un tempo usata per estrarre le patate dalla terra; le zampe sono delle staffe, il corpo ingranaggi opportunamente montati. Tale nuova svolta artistica riscuote l’approvazione di molti intellettuali, tra cui gli scrittori Primo Levi, il già amico Mario Rigoni Stern, e il fisico Tullio Regge.

Nel 1983 Bolley viene invitato al Quirinale dal Presidente della Repubblica allora in carica, Sandro Pertini, al quale dona il quadro Tutti gli uomini del re. Nel medesimo anno allestisce una mostra dal titolo “Volvo Arte”: gli Urogalli vengono collocati tra automobili.

Nel 1985 la Regione Piemonte organizza una mostra, dedicata a Primo Levi, nella quale vengono per la prima volta esposte le cosiddette Teste Rosse, gli Urogalli ed altre opere legate al segno, realizzate dal maestro Bolley.

Una delle esperienze più coinvolgenti e significative vissute dal maestro Bolley è rappresentata dal suo soggiorno, durato tre mesi, sulle pendici del Fujiyama, in Giappone, ove era stato invitato da Tetsuro Itoh, Presidente di “Spazio Istitute” di Tokyo, grande ammiratore dell’arte italiana. Durante tale periodo il Maestro vive in una casa tra i boschi del vulcano, e il suo genio creativo dà vita a ben due sculture, 82 quadri, acquarelli e collage. Le opere realizzate saranno esposte nel 1988 in una serie di mostre in 12 Musei conquistando il cuore dei giapponesi. Tra le opere realizzate durante il soggiorno giapponese, 40 di esse vengono raccolte nel libro “Dal silenzio ai segni”, presentato a Bardonecchia nel 2000. Il ricavato della vendita di tale libro è stato donato interamente in beneficenza.

Nel 1988 realizza una macchina scultura, Omaggio ad Enzo Ferrari…l’auto che non correrà mai, collocata nel Palazzo della Regione in Piazza Castello a Torino. Ma non solo. Bolley si dedica anche al disegno di alcuni vestiti pret-à-porter, riproducenti dei segni ideati in esclusiva per la casa di moda torinese, realizzando Bolley’s Geometrie an Traces-Introduces Linea Alex. Tale Collezione sarà poi presentata con sfilate a Torino, Milano, Tokyo, Osaka e Singapore.

Nel 1990 presso il Museo Pinacoteca della Città di Macerata, viene allestita una mostra ontologica dal titolo Il Giardino delle Parole.

Il Maestro Bolley mostra l’opera “Il Grande minatore smeraldino secondo Bolley”, 1990-2019, acrilico su masonite, 100×100 cm

Nel 1991 vengono esposti a Torino, presso la Galleria Biasutti, nella mostra Il giardino della musica, i quadri del Maestro raffiguranti segni musicali come crome, biscrome, chiavi di violino.

Nel 1992, su richiesta di Lioness Club Moncalieri Castello, Bolley cura le illustrazioni di ventuno racconti di illustri scrittori quali Giorgio Calcagno, Guido Ceronetti, Roberto Gervaso e l’amico Mario Rigoni Stern, i quali verranno successivamente raccolti e pubblicati in un libro intitolato Tavolozza di favole.

Nel 1993 un nuovo soggetto artistico prende forma dalla creatività del Maestro. Bolley inizia a costruire i cd. Segnatempo, degli orologi-scultura, che verranno esposti per la prima volta presso la Biblioteca Civica A. Arduino di Moncalieri nel 2002. Presso il Centro Culturale Valdese di Torre Pellice, nel 1995, viene organizzata la mostra intitolata “Dal silenzio originario ai segni”, nella quale vengono esposti i dipinti del Maestro.

Nel 1996 realizza 13 quadri che serviranno ad illustrare il calendario ufficiale della Rai stampato in 30.000 copie, opere poi esposte in una mostra presso la Galleria Arte Tre di Trieste. In occasione dei Mondiali di sci di Sestriere, nel 1997 realizza due sculture mobili, denominate Testa Rossa, in acciaio e alluminio, l’una commissionata da Ferrovie dello Stato per essere collocata presso la stazione ferroviaria di Oulx, l’altra commissionata dal Comune di Sauze d’Oulx per la piazza centrale del paese.

Nel 1997 viene commissionato al Maestro di ideare delle T-shirt per il cinquantenario dell’Unicef.

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Bolley illustra all’amico Mario Rigoni Stern, durante la mostra “Elicotterorosa” presso la Fondazione Ferrero di Alba (maggio 2001)

Nel 1998 il Centre des Congrès “Le Manége di Chambery” (Francia) organizza la mostra con finalità didattica Anche gli Urogalli vanno all’Università. Nello stesso anno il Maestro viene chiamato a collaborare allo svolgimento dei lavori nei laboratori-atelier Scienze e Arti, su commissione delle Province di Torino, Asti e Biella.

Nel 1999 realizza per la Torveca di Vigevano, a scopo benefico, una serie di 6 tazzine da caffè utilizzando i  “segni” raffigurati nelle sue opere.

Intorno al 2000 inizia a realizzare il “ciclo degli elicotteri”, mediante il riutilizzo di materiali di recupero quali: vecchi ferri da stiro, valvole in bronzo, rubinetterie. Nell’anno successivo il Maestro crea una scultura-elicottero alta circa 4,5 metri che viene collocata stabilmente presso la Fondazione Ferrero di Alba. Tale opera, insieme ad altre cento, viene altresì esposta alla mostra L’elicottero Rosa.

Nel 2002 il Maestro realizza per il Premio Grinzane Cavour un’opera in cui le parole “grinzane” e “cavour” si uniscono in coloratissimi incastri. Opera riprodotta in un poster e in un segnalibro. Per la “Stratorino” viene realizzato il quadro Stratorino: Optima maxima, un’opera segnica poi riprodotta su poster e T-shirt. Ancora nel 2002, nel libro di Cristiana Faloci Lorenzo Jovanotti Pensiero a ritmo di energia, dedicato al famoso artista italiano, vengono inserite alcune opere di Bolley come Segni Barbarici, Variazioni in chiave di Sol, Luna sul Fuji. L’autrice del

libro ha, infatti, voluto accostare i due artisti, sebbene di diverse generazioni, in quanto accumunati da una spiccata sensibilità verso le problematiche che attanagliano la società contemporanea.

“Homage to the Susa Valley”, 1996, acrilico su masonite, 54,6×60 cm. Da questo quadro è stata realizzata un’opera grafica a tiratura limitata in occasione delle Olimpiadi della Neve del 2006.

Nel 2003 realizza la Macchina del Vento, una struttura alta 5 metri in acciaio con un doppio sistema di rotazione, che verrà esposta alla mostra “A difesa della memoria-Bardogalli, macchine e affini” presso il Palazzo delle Feste di Bardonecchia e successivamente donata nel 2004 al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.

Nello stesso anno 2003, presso la Galleria Ashanti in Roma, allestisce la mostra di chine e acquarelli Viaggio nella memoria.  In occasione delle “Luci D’Artista” a Bardonecchia vengono proiettati in prima mondiale sulla pista da sci di Campo Smith i quadri di Bolley ingigantiti, di cui verranno stampate 24.000 cartoline per scopi benefici.

Nel 2005 le sue opere volano fino a Bruxelles alla mostra “Fuyjama-Omaggio a Katsushika Hokusai” ove vengono esposte le opere su carta (china e acquarelli) realizzati in Giappone nel 1987.

Sempre nel 2005, a Bruxelles, viene organizzata la mostra “L’Urogallo des vallèes olympiques rencontre le Coq wallon”, al fine di presentare al pubblico belga le valli delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006 attraverso le opere del Maestro.

Una delle opere realizzate dal Maestro Bolley per la mostra “Tsunami Nucleare”, dedicata al disastro nucleare di Fukushima. Patrocinata dall’Ambasciata Giapponese a Roma ha ricevuto il plauso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Nell’agosto del 2013, il Maestro decide di rendere nuovamente omaggio al Giappone, in questo caso alle vittime di Fukushima, rimaste coinvolte nel disastroso incidente dell’11 marzo 2011 che aveva interessato la Centrale nucleare della città giapponese. Egli crea così circa 50 opere, realizzate con la tecnica della china acquerellata, dando voce alla triste pagina di storia che viene raffigurata in maniera stilizzata, con i segni che da sempre caratterizzano la sua arte. Vengono esposte al Palazzo delle Feste di Bardonecchia. Ad oggi, con l’altruismo e la generosità che ha sempre contraddistinto il suo vissuto, fatto di poche e semplici cose e con oltre tremila opere create nel corso della sua vita artistica, l’unico desiderio del Maestro Bolley è donare tutto per aiutare i più bisognosi.

Così, nel corso del 2017, ben 22 opere sono state inviate alla piattaforma italiana CharityStars, dedicata alle aste di beneficenza online, il cui ricavato è stato destinato alla Fondazione dell’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo. Alla Fondazione Faro, che si occupa di fornire assistenza ai malati terminali, sono invece state donate 60 opere.

Nel 2019 il Maestro ha collaborato con la Reale Foundation, la quale ha investito le risorse derivanti dalla vendita delle opere di Bolley a favore di progetti messi in campo in tema di “Ambiente & Comunità Sostenibili” e “Salute e Welfare”.

Il 20 novembre 2021, in occasione della giornata  internazionale dell’infanzia, il Maestro Bolley è fondatore  della Fondazione AIEF per l’infanzia e l’adolescenza. La Fondazione nasce dall’unione della creatività e della generosità del Maestro d’arte contemporanea Eugenio Bolley e dall’impegno sociale dell’associazione infanzia e famiglia AIEF, fondata da Tommaso Varaldo. La Fondazione, unendo l’arte al sociale, realizza e promuove progetti a sostegno dei bambini e dei giovani puntando a prevenire e azzerare ogni violazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sanciti dalla Convenzione ONU.

Aiutare l’infanzia, sostenere i giovani, combattere ogni discriminazione e violazione di diritti significa investire in un mondo più giusto e in un futuro migliore.

Il sogno di Bolley è realizzato! Come nelle sue opere di sculture gli “utensili” sono divenuti strumenti e portavoci di un messaggio ora le stesse opere divengono “utensili” e quindi strumento per un intervento concreto.

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