Le due missioni di AIEF in Ucraina: 97 bambini con le loro 37 mamme portati in salvo a Torino

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LE DUE MISSIONI DI AIEF IN UCRAINA: 97 BAMBINI CON LE LORO MAMME PORTATI IN SALVO A TORINO
di Beppe Minello, giornalista

La prima volta ti spinge l’entusiasmo e ti sorregge, perché no?, lo spirito dell’avventura. Il difficile, come in tanti aspetti della vita, è ripetersi. Be’, trascorsa neanche una settimana dal ritorno dal confine polacco-ucraino con 47 bambini, una dozzina di mamme e un papà sfollati dalla guerra, e già Tommaso (solo io, l’ospite, lo chiamavo “Varaldo”) aveva messo in piedi una nuova carovana per portare soccorso in quella terra devastata dalla guerra.

“Lunedì parte un nuovo pullman dell’ AIEF verso l’Ucraina: c’è bisogno di volontari per caricare tutto il materiale raccolto. Chi viene? Appuntamento lunedì mattina al Sermig”. Superfluo dire che l’appello, arrivato sulla chat “Missione Ucraina” inaugurata a metà marzo e che ha rappresentato e rappresenta il filo conduttore di un’ avventura che, quando queste righe saranno pubblicate, speriamo abbia perso la sua ragion d’essere e la pace, o almeno una tregua, sia calata fra russi e ucraini, è stato immediatamente raccolto.

E di nuovo sono partiti. Quattro gatti, ché il pullman era uno solo,  e gli immancabili interpreti, soprattutto donne, come Olga o Natalyia della prima avventura, arrivate a Torino in questi anni tumultuosi per il loro Paese. In 50, complessive, ore di viaggio e ben oltre 3 mila km percorsi, avranno ringraziato almeno una decina di volte ciò che Tommaso e l’Aief stavano facendo per i loro connazionali. A Petro, l’unico interprete maschio, un cinquantino silenzioso, da un decennio a Torino dove insegna alla Piazza dei Mestieri, con il quale abbiamo condiviso la guida di un van che con i suoi 300 mila km aveva visto tempi migliori, ogni tanto si incrinava la voce e ripeteva: “Voi non sapete quanto è importante ciò che state facendo per noi…”. 

Vero. Ma quanto conta e ha contato lo spirito di gruppo, di complicità creatosi fra la dozzina di volontari, anzi di amici, di quell’amicizia cementata da un grande obiettivo condiviso e dalle difficoltà e dagli ostacoli superati insieme? Tanto. E quindi, anche noi potremmo dire ai nuovi amici ucraini: “Voi non sapete quanto è importante ciò che state facendo per noi…”. 

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